Edenpark Firenze: la cultura dell’outdoor da chi lo progetta ogni giorno
Firenze, Via dei Vanni 25, in una soleggiata mattina trovo ad accogliermi un sorridente Francesco Celentano pronto a raccontare in un’intervista a tutto tondo la sua Edenpark e i progetti gestiti insieme a tutto lo staff.
Arredamento e progettazioni per esterni, con prodotti e soluzioni dei migliori player del mercato. Di questo in sintesi si occupa Edenpark. Francesco, la prima domanda è d’obbligo, soprattutto per chi magari non conosce la tua realtà. Da dove nasce il nome Edenpark?
Edenpark è stata una scelta figlia di un mix di nomi. All’inizio volevo un richiamo al Park e al concetto di east park, ovvero la parte ovest di Firenze. Poi, confrontandomi anche con la mia compagna e con gli allora soci, venne fuori l’idea dell’Eden: il giardino, il mondo dell’esterno in generale, che si legava all’idea di bello. E così venne fuori la Edenpark. Visto le vibrazioni importanti di questo nome, pensammo subito alla mela per il logo, perché concretizzava molto bene l’idea di arredamento da outdoor e soprattutto di vivibilità all’esterno. In altre parole l’emozione di un bel posto.
Oggi la Edenpark, come ami definirla tu, rigorosamente al femminile, si occupa di outdoor, al punto da diventare un punto di riferimento nazionale e non solo. Qual è stata la genesi dell’azienda?
È molto curioso il modo in cui è nata la Edenpark e auguro a qualsiasi persona del mondo di vivere un momento come quello che ho vissuto io in quella occasione. Edenpark nasce a Milano durante due giorni di fiera dove il mercato era già abbastanza strano e martoriato. Era il 2009 e c’erano le crisi, le prime defezioni. Io e il mio socio andammo al Made, cercando di capire cosa prendere in seria considerazione per sviluppare il nostro lavoro, perché fino a quel momento eravamo dei montatori.
Ad un certo punto mi trovai davanti a un gazebo bellissimo, dell’azienda Il Ceppo. Ecco io rimasi folgorato da quell’oggetto e sentii “gridare” il prodotto. E capii cosa potevo fare io. Avevo trovato l’elemento che mi rappresentava nel mio modo, nel mio spirito e nella mia energia. E da lì è stato un moto perpetuo.
Galeotto fu il gazebo.
Proprio così. Noi avevamo un semplice magazzino, niente di più. Ma grazie a quell’occasione abbiamo conosciuto cosa fosse davvero il bello. Da lì è partita tutta la ricerca su come poter rappresentare la nostra energia, la nostra visione e la nostra vitalità. È partito tutto in pochi mesi, mettendo insieme un piccolo negozio da 50 metri quadri che rappresentava 4-5 marchi. All’inizio non sapevo nemmeno commercialmente cosa dovessi dire, cosa dovessi fare, che scontistica fosse giusto applicare. Ero talmente nuovo nel mercato da essere quasi “pericoloso”. Per iniziare ho cercato quei prodotti che “gridassero” allo stesso modo del primo gazebo di cui rimasi folgorato.
È un aspetto che ricerchi tutt’oggi?
Sì, in ogni prodotto ricerco quella sensazione. Ed è quello che chiedo di fare anche a tutto il mio staff.
Quindi con il mondo dell’esterno è stato un colpo di fulmine?
È stato un colpo di fulmine e un rappresentarsi. Alla domanda “Dove ti collochi?” io nella mia testa rispondevo “Lì!”. Si dice che la fortuna sia la capacità di ogni singola persona di generarsi delle opportunità. Ma in un mondo dove l’indoor era saturo e ben rappresentato, l’ufficio era saturo e ben rappresentato, il bagno era saturo e poco rappresentato, solo l’outdoor era tutto da fare. Ho avuto l’intuito di trovare questa strada commerciale. L’esterno, all’epoca, nel 2009, era fatto di grigliati in legno e gazebo con tetto in PVC. Poco altro. Poi nelle mie ricerche ho visto che l’outdoor si stava sviluppando nel nord Europa, nell’hotellerie, in America e nei grandi centri che vivono l’esterno. Quindi ho trovato anche i contenuti per dare seguito alla mia idea iniziale. Prima di Edenpark c’erano Masoni, Frassinago di Bologna e poco altro. Ecco io li ho notato che la mia idea di outdoor poteva generare del valore. Oggi Edenpark si occupa di progettazione, commercia, vende, è propositiva e soprattutto promuove anche tanti eventi che coinvolgono le persone.
Com’è il tuo rapporto con il territorio?
Firenze è una delle città più belle del mondo. Penso che prima di Edenpark fosse poco rappresentata da un’azienda, da un’attività imprenditoriale. Oggi sono fiero di dire che Firenze da quando c’è Edenpark è più bella. Con alcune location che visiteremo insieme oggi farò vedere a tutti anche perché. Nel tempo mi sono confrontato con tanti imprenditori lungimiranti che hanno cercato di dare qualcosa in più a Firenze, generando progetti da vivere e vedere. Il bello che viene rappresentato nel bello.
Quando l’avventura di Edenpark si è trasformata da scommessa a realtà consolidata?
C’è un anno in particolare ed è il 2014. Un giorno decisi improvvisamente di dare disdetta dello spazio in cui si trovava il vecchio showroom, senza avere già un nuovo spazio e non avendo idea di dove andare. Avevo 6 mesi di tempo per generare il futuro della Edenpark. Ho creato una zona di scomfort per cercare di passare al next step.
Quindi ti sei creato da solo una criticità.
Esattamente. Potevo cercare dei nuovi spazi prima di dare la disdetta ma non so se sarebbero stati giusti. Ho trovato questo spazio dopo averne visti tanti. Sono arrivato qui e questo spazio urlava, gridava.
Come il gazebo!
Esatto, come il gazebo. Costruire un negozio di arredamento da esterno in quello che erano queste mura è stata una bella visione. Forse è stata la mia più grande scommessa, credo che sia stata una scommessa vinta. E dopodiché è stata anche potenziata al massimo. Quindi anche tutta la parte nuova degli uffici, dove i ragazzi effettivamente oggi si esprimono, è stata lo step successivo.
Parlando invece di un tema molto caro al mondo del design, qual è il rapporto tra Edenpark e la sostenibilità? Come si parlano?
Questa è una bella domanda, perfettamente aderente al contemporaneo. Consideriamo che la stragrande maggioranza delle aziende oggi è totalmente incentrata sulla sostenibilità. Qualche anno fa mi sono trovato a parlare con il CEO di Pedrali, che mi ha fatto un discorso illuminante sulla sostenibilità. Noi siamo arrivati a un punto di maturazione e consapevolezza del mercato secondo cui è ormai fondamentale dare vita a prodotti che siano belli, comodi ma anche smaltibili, riciclabili e concepiti secondo dinamiche green. È fondamentale non immettere nel mercato prodotti che avranno problemi a essere smaltiti.
Stanno cambiando i prodotti ma è cambiato anche il ruolo dell’architetto. In che modo Edenpark ha saputo abbracciare questo cambiamento?
Abbiamo un rapporto speciale con gli architetti, credo unico nel nostro genere. Noi abbiamo la voglia di rendere partecipe l’architetto in ogni fase del suo progetto. Per noi gli architetti sono amici, nel vero senso della parola. Un’amicizia però del tutto disinteressata. Noi intervistiamo gli architetti, ci confrontiamo con loro sul piano della formazione, organizziamo tornei di paddle, promuoviamo serate di networking e cultura che secondo me sono entrate nella loro storia personale. Abbiamo coinvolto figure come Marc Sadler, Roberto Palomba, Alberto Lievore, portandole a tu per tu con i professionisti. Credo siano tutti bei gesti, che generano appartenenza familiare a un progetto.
C’è un team di progettisti nella Edenpark?
Certamente. Noi affianchiamo gli architetti, siamo l’azienda capace di sviluppare il loro progetto.
Di quanti progetti stiamo parlando dalla nascita della Edenpark?
Sono tanti. Ci sono dei progetti tecnici e dei progetti sentimentali, e a quelli sentimentali sono ovviamente più legato. Però non c’è effettivamente un preferito. Mi piace quando da Edenpark entra una signora che ci chiede come riscoprire un suo spazio esterno. Sono persone che poi ti ringraziano perché si sono riappropriati di quella parte di casa che non vivevano più e che ora ha acquistato un valore immaginabile.
Qual è il tuo approccio con il cliente?
Alle persone faccio sempre una domanda molto semplice: lei sta investendo o sta spendendo? Perché se sta spendendo, io sono una delle tante opportunità offerte dal mercato. Ma se sta investendo, anche una piccola somma, allora sono la persona giusta che può proporre un progetto destinato a durare. Oggi francamente l’esterno è destinato a durare, è slegato dalla stagionalità. Oggi il tavolo, le sedie e tutti gli arredi da esterno rimangono fuori tutto l’anno, fanno da cornice anche visiva per chi si trova all’interno. Questo vale sia per gli spazi privati domestici che per i progetti contract e l’hotellerie.
In poche parole, l’outdoor è un’altra stanza della casa.
Esatto, è questo il concetto che voglio comunicare: la cultura dello spazio aperto. Oggi per fortuna le grandi aziende ci stanno dando una mano creando collezioni ad hoc per l’esterno.
In esterno si racchiude lo scrigno delle sensazioni più belle. L’esterno è sempre stato un luogo di forte aggregazione, di spiritualità e di energia. Io oggi ho più ricordi all’aperto che all’interno.
C’è un luogo del mondo in cui ti piacerebbe abbellire con il tuo intervento?
Io ho tanti sogni per cui è davvero difficile indicare un solo luogo. Pochi mesi fa mi è stata data la possibilità di lavorare al progetto di una sedia donata a Papa Francesco. E mi rendo conto che a volte le opportunità si generano in uno schiocco di dita. Non so dove mi porterà il lavoro, ma spero sempre che mi trovi pronto. L’Italia è talmente bella da arredare che arredare Le Fontanelle a Pianella è gratificante tanto quanto arredare La Rinascente, Gucci Garden o Mollura a Modena.
Metti sempre le persone al centro. La famiglia di Edenpark su quante persone può contare?
Siamo 16 ragazzi e ragazze, inseriti in un bel clima. Da parte mia c’è stata un’evoluzione. Chi mi ha conosciuto qualche anno fa oggi trova un Francesco totalmente diverso. Un po’ perché ho avuto la fortuna e l’intuizione di iniziare a costruire la figura di Edenpark, un po’ perché ho fatto un percorso di formazione, anche in termini manageriali, che mi è piaciuto talmente tanto da decidere di farlo fare anche a tutti i miei ragazzi. “Io vi ho scelto una volta, voi mi scegliete tutti i giorni” è la frase che gli dico più spesso. Al di fuori della mia realtà noto poca cura dei rapporti personali fra imprenditori e dipendenti. Succede anche negli studi di architettura, si è creato troppo divario fra l’architetto e chi butta la vita per la riuscita di un progetto. Questo è uno dei motivi per cui abbiamo investito negli appuntamenti di network e formazione “Colazione da Edenpark”: cercare di sensibilizzare l’architetto sull’importanza fondamentale dello staff. Non c’è solo bisogno di grandi architetti, ma anche di grandi studi, fatti di persone. Tanti architetti hanno colto i nostri incontri per iniziare anche dei percorsi personali di crescita di studio. Abbiamo tutti bisogno di persone straordinarie.
Articolo in collaborazione con Edenpark Firenze.